Lo sapevate che il pelo a macchie bianche del gatto è dovuto ad una mutazione genetica?
Si ritiene che in origine tutti i gatti domestici (felis silvestris catus), diretti discendenti dal gatto selvatico (felis silvestris), presentassero un mantello tigrato, o come viene scientificamente definito, a motivo agouti, in quanto era più efficace ai fini della mimetizzazione.
Solo successivamente, a causa delle mutazioni genetiche appunto a carico delle cellule destinate alla pigmentazione del pelo, si svilupparono le altre colorazioni, fino alla innumerevole varietà di colori e mantelli che conosciamo oggi. In questo processo di trasformazione ha avuto la sua importanza anche l’intervento umano. Infatti, circa 10.000 anni fa, quando l’uomo diventò agricoltore stanziale e iniziò la domesticazione del gatto, sembra che gli esseri umani fossero particolarmente amanti dei piccoli felini con colorazioni dalle macchie bianche, favorendone la proliferazione. Inoltre, l’abbondanza di prede garantite dalla presenza di roditori nei granai umani, rese meno necessario mimetizzarsi, permettendo così alle nuove colorazioni di moltiplicarsi.
Nello specifico, a quanto pare, i gatti che presentano pellicce dalle macchie bianche accostate a parti nere, grigie, tigrate o altre varietà, mostrano fin dalle fasi embrionali (quando sono ancora nella pancia della mamma), delle cellule di pigmentazione bizzarre, o troppo lente e pigre o troppo veloci che, in ogni caso, si moltiplicano in maniera anomala e raggiungono gli strati superiori del pelo in modo casuale, determinando più o meno ampie zone senza colorazione, quindi bianche.
Tale caratteristica influisce anche sulla colorazione di altre zone del derma del gatto, come naso e polpastrelli, che possono così presentarsi completamente rosa (sempre a causa della mancanza di pigmentazione) o, a volte, rosa con macchie più scure.